_comunicato #10
29 Settembre 2006
Graffiti - Assoedilizia: arte e legalità due valori da conciliare. Penalizzare gli imbrattamenti dei muri e atti vandalici
Sulla questione dei graffiti interviene il presidente di Assoedilizia avv. Achille Colombo Clerici con queste parole.
Milano, 29 settembre 2006 - "Vorrei premettere che la via della sanzione penale che è stata da noi sostenuta, non si pone come alternativa, né alla via pedagogica, né alla via artistico-culturale. Noi continuiamo ad essere convinti che il fenomeno, nei suoi aspetti di asocialità, si combatta partendo anzitutto dalla scuola: perché è nel mondo giovanile che va fatta nascere e crescere la coscienza che, aggredendo l'ambiente urbano, la propria città, è come se si aggredisse la propria casa, la propria dimora. E' una questione di formazione culturale dei giovani che devono venir guidati ad un maggior senso civico, ad una più compiuta responsabilità di cittadini. E siamo altresì convinti che ogni forma d'arte e di manifestazione di ingegno da parte dei giovani, vada promossa e sostenuta, perché la fortuna di una società è generata dall'estro e dalla fantasia anche artistica delle nuove generazioni che vanno quindi aiutate a sbocciare.
Quello che non riusciamo a comprendere, e che non comprende la gran parte della cittadinanza milanese, è come la libertà di esprimersi e di manifestarsi anche da parte degli artisti (non parliamo degli imbrattatori) possa incidere sulla libertà dei cittadini di mantenere puliti e decorosi i muri delle proprie case. perché siamo più che mai dell'opinione che nessun Picasso potrà pretendere di dipingere, con l'idea di abbellirli, oggi i muri, domani le automobili e, posdomani, magari i volti dei suoi concittadini, senza il consenso di questi.
Ma, posto dunque che ci possa essere una sfera del fenomeno che si ponga nel territorio della illegalità, il problema ulteriore è quello di trovare, per questa sfera, un sistema sanzionatorio sufficientemente efficace sul piano, sia della prevenzione, sia della repressione, anche ai fini dissuasivi.
E certamente, fermo restando il fatto che deve essere rafforzata la sanzione penale, non facciamo questione di quantità della pena. Ci pare piuttosto che la sanzione della condanna in forma specifica possa prestarsi ad effetti controproducenti.
A parte, infatti, ogni aspetto tecnico relativo all'operazione di ripulitura da compiersi; la quale non può considerarsi alla stregua delle "ramazzate" che ricordano i lontani periodi della leva militare, ma suppone spesso l'uso di tecnologie, materiali, attrezzature particolari, per cui chi lavorasse maldestramente correrebbe il rischio di fare danni maggiori.
Immaginiamo quale pubblicità ne deriverebbe per i condannati con nomi e foto sui giornali, con notizie radiotelevisive e quant'altro. Cosa che, peraltro, si è verificata a Milano quando una decina di anni fa sono stati condannati dal Pretore alla ripulitura due giovani sorpresi ad imbrattare le pareti della metropolitana. E in un'epoca dell'immagine, come è la nostra, in cui si va alla ricerca spasmodica di pubblicità a basso costo, anzi spesso a spese altrui, lascio immaginare le conseguenze."
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