_comunicato #141
29 Agosto 2007
Far pagare l'ICI alla Chiesa significa doverla far pagare, non solo a tutte le onlus, ma anche allo Stato, alle regioni, alle USSLL, agli ospedali, alle camere di commercio nelle quali, peraltro, si presiede istituzionalmente ad una attività commerciale
L'attacco alla Chiesa Cattolica, sulla questione delle esenzioni ICI, avviene all'ombra di un'Europa, laicista e laica, che è riuscita a mettere sullo stesso piano, nel Preambolo della Costituzione, le confessioni religiose e le cosiddette organizzazioni filosofiche.
Un' Europa, dei burocrati e non dei popoli, lontana dalla cultura, dal sentimento, dall'ordinamento italiano; un'Europa alla quale il nostro paese sta indolentemente assuefacendosi.
Se però, sia chiaro, si deve discutere di revoca delle esenzioni per gli immobili ecclesiastici destinati a fini istituzionali, occorre tenere presente che il discorso si estende inesorabilmente alle esenzioni previste per tutti i soggetti che esercitano attività, funzioni, ruoli di interesse pubblico e sociale. Quindi, seguendo la stessa logica, non solo le onlus private, ma anche lo stato (scuole – università – caserme - uffici pubblici - mense, ospizi, strutture assistenziali - poste e stazioni ferroviarie – tribunali - ecc.) e tutte le pubbliche istituzioni dovranno pagare l'ICI ai comuni. Così ,secondo la legge istitutiva che disciplina il regime di esenzione, dovrebbero essere tenute a pagare l'ICI le regioni,le unita' sanitarie locali, le istituzioni sanitarie pubbliche autonome cioè gli ospedali, le camere di commercio (che sono esenti, pur esercitando una funzione di rappresentanza di attività commerciali per definizione), gli stati esteri, per i fabbricati di proprietà.

Achille Colombo Clerici
ASSOEDILIZIA - La borghesia storica di Milano e della Lombardia
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