_comunicato #142
31 Agosto 2007
La UE indaga gli immobili istituzionali della chiesa
Milano, 31 agosto 2007 - Occorre spiegare al popolo italiano (perché non è assolutamente chiaro) che gli enti ecclesiastici la pagano eccome l'ICI.
Su tutti i beni cosiddetti a reddito: destinati, in altri termini, all'esercizio di attività commerciali.
Soggetti ad ICI sono ristoranti, alberghi, case concesse in locazione, uffici e magazzini.
Con i proventi di tali immobili (soggetti alle ordinarie imposte sui redditi ed all'ICI) gli enti religiosi provvedono in parte al finanziamento delle attività rientranti tra i compiti istituzionali.
Si tenga presente che il medesimo regime tributario vige anche per lo stato, le regioni, le ASL, le camere di commercio i cui immobili non sono, per definizione, esenti da ICI; ma lo sono solo se ed in quanto non siano fabbricati "a reddito" al pari di quelli appartenenti agli enti ecclesiastici.
Quando dunque l'UE vuol indagare sui fabbricati della chiesa che non pagano l'ICI, in definitiva vuole occuparsi di quelli che attualmente sono destinati a fini istituzionali.
L'equivoco nasce dal fatto che l'attività istituzionale della chiesa,come quella di ogni confessione convenzionata con lo stato italiano, non si esaurisce nei riti e nelle liturgie,ma comprende una serie di attività di religione (carità, missionarietà, educazione) che vengono svolte all'interno di strutture edilizie a ciò riservate.
Sicché, di fatto, gli immobili sui quali l' UE si riduce ad indagare, al di là di ogni dichiarazione in senso contrario, pur non essendo quelli destinati direttamente alla celebrazione dei riti e delle liturgie, sono pur sempre quelli in cui si esercitano attività che la chiesa e lo stato ritengono rientrare tra i compiti istituzionali della stessa: ad esempio gli oratori, i convitti per bisognosi e pellegrini, i centri di missionarietà e di accoglienza, gli ospizi ed i refettori per i poveri,le case di riposo per anziani, indigenti e simili.

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