_comunicato #187
21 Dicembre 2007
Una ricerca di Assoedilizia sui due simboli del Natale A MILANO ALBERO BATTE PRESEPE CINQUE A UNO. Nel resto della regione il rapporto è più equilibrato. Colombo Clerici: "Il rito natalizio si sta trasformando da intimo, personale e familiare, in rito collettivo e comunitario, legato prevalentemente al luogo di lavoro"
Milano, 21 dicembre 2007 - "A Milano una famiglia su cinque opta per il simbolo natalizio dei paesi nordici: un rapporto sbrigativo con le tradizioni - afferma il Presidente di Assoedilizia avv. Achille Colombo Clerici -. Alberi di Natale nelle hall degli esercizi pubblici e dei palazzi, negli alberghi, negli uffici, ed alberelli anche sulle scrivanie.
Il rito natalizio si sta trasformando, da intimo, personale e familiare, in rito collettivo e comunitario, legato prevalentemente al luogo di lavoro".
Nella capitale del fare e del business il presepio, cattolico e mediterraneo, perde quindi nettamente contro l'albero, protestante (eccezion fatta per i mormoni che adottano il presepe) e nordico.
A Milano se dagli scaffali di parecchi supermercati e centri commerciali sono sparite statuine, capanne, muschio, neve sintetica e tutto quanto serve per realizzare il simbolo cattolico del Natale, c'entra il calo di interesse dei milanesi per il presepe a favore del più semplice e sbrigativo albero (causa, tra l'altro, del 60% degli incendi che si registrano nel periodo natalizio). Ma il motivo principale è un altro: l'albero di Natale - dai 100 ai 1000 euro comprese le decorazioni - rende all'esercente molto di più dell'arredo presepistico.
Assoedilizia calcola che a fronte dei 500.000 alberi di Natale naturali o sintetici venduti a Milano, la pratica del presepe interessi non più di 100.000 famiglie. Parliamo, per il presepe, solo di famiglie in quanto - salvo eccezioni - l'emblema del Natale cattolico è circoscritto alle comunità spirituali e culturali-assistenziali di matrice religiosa; è quasi del tutto assente nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, basti pensare che davanti al Duomo di Milano e davanti alla Chiesa di San Pietro a Roma troneggiano alberi "protestanti".
Più equilibrata la situazione in Lombardia dove le due tradizioni si battono testa a testa. Lo assicurano esperti del settore, anche se sono "di parte":
il signor Flaviano Marzorati (Cantù) e il signor Angelo Sorti (Brembo di
Dalmine) da un terzo di secolo responsabili delle sezioni locali di Aiap-Associazione Italiana Amici del Presepe con sede in Roma dove è stata costituita nel 1953 (conta una novantina di sezioni in tutta Italia ed è federata alla Un.Foe.Prae-Universalis Foederatio Praesepistica), e tra i più noti cultori di questa tradizione in Lombardia. Sorti è inoltre responsabile del Museo del Presepio - cinque nella nostra regione - che raccoglie circa 900 presepi di diverse epoche, dimensioni e materia provenienti da tutto il mondo, meta di migliaia di visitatori.
Oltre alle famiglie, ci sono i punti di forza di chiese, oratori, comunità
cattoliche: si calcola che almeno 800 delle 1199 chiese della Diocesi di Milano allestiscano presepi artistici, e le altre presepi più semplici anche se realizzati con uguale passione e devozione. La Diocesi bandisce ogni anno un concorso per i presepi più belli o semplicemente originali realizzati da famiglie, comunità, oratori e chiese.
In Lombardia sono 23 i presepi più rappresentativi (molti dei quali
permanenti) censiti dall'Aiap, a Milano sono 6: il settecentesco presepio di carta di Francesco Londonio della chiesa di san Marco; il presepio in altorilievo di terracotta nel santuario di san Giuseppe; una Natività del '400 in legno nella chiesa dei santi Apostoli; il Presepio Biblico di Baggio, chiesa di s. Apollinare; il presepio allestito annualmente dagli Amici del Presepe di s. Maria Ausiliatrice; il Presepio in Savana, ambientato in regioni dell'Africa subsahariana, chiesa di santa Maria Goretti.

La parola "presepio" - scrive Antonella Salvatori - deriva dal verbo latino "praesepire" (recingere con siepe) perché Gesù nacque, secondo gli Evangelisti, in un luogo destinato al ricovero di animali.
Alcuni studiosi considerano progenitori del presepe le statuette votive raffiguranti i Lari e i Penati, numi tutelari dell'antica famiglia romana.
La prima rappresentazione della Natività è un affresco nelle catacombe di santa Priscilla a Roma (II secolo). Fino al V° secolo i presepi restano affreschi catacombali, poi si trasformano in bassorilievi nelle chiese: il più antico presepe è un allestimento marmoreo di Arnolfo da Cambio (1289 ca) nella basilica di Santa Maria Maggiore dopo che, secondo la tradizione, san Francesco d'Assisi lo "divulgò" nel 1223, facendolo diffondere, oltrechè nelle chiese - figure di marmo, di legno, di terracotta - , nelle famiglie nobiliari con caratteristiche di fasto e pretenziosità.
Il presepe venne esportato dai Gesuiti nel Terzo Mondo e per riconquistare i Paesi riformati dove Martin Lutero contrappose l'albero di Natale al presepe che raggiunse la sua più alta espressione artistica con il Barocco: nel 1700 il presepe napoletano fa scuola ad altri presepi regionali. Ma la Natività entra in crisi proprio nel secolo dell'Illuminismo per riprendere vigore nel secolo successivo, del Romanticismo, che esalta i valori più spirituali (tra i quali quello religioso), diffondendosi nei ceti popolari e recuperando il suo aspetto di ingenua e spontanea espressione di fede.
Meno ricca di spunti storici e culturali la storia dell'albero: nasce nelle foreste della Germania attorno al VII secolo d.C. quando le querce, non gli abeti, cominciarono ad essere adornate con pietre colorate e nei secoli successivi con fiori, frutti e nastri. Con Lutero, come abbiamo visto, divenne il simbolo alternativo del Natale protestante. Trasferitasi in America con le grandi migrazioni centroeuropee, la tradizione dell'albero è ritornata alla grande in Europa, ma non solo: la Cina e alcuni Paesi Arabi cominciano ad adottarla.

ASSOEDILIZIA, la borghesia storica di Milano e della Lombardia
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