_comunicato #19
21 Ottobre 2005
La Finanziaria colpisce le società immobiliari e le imprese
La Finanziaria all'esame del Parlamento (articolo 7 del decreto legge di accompagnamento) modifica, peggiorandolo sensibilmente, il regime di tassazione dei canoni di locazione ad uso abitativo percepito dalle società immobiliari e dalle imprese.
La novità, introdotta nel decreto, elimina di fatto la preesistente deduzione forfetaria del 15% dei canoni, compensativa delle spese di manutenzione e dell'obsolescenza del fabbricato.
D'ora in poi sarà possibile dedurre spese documentate, sempre con il tetto massimo del 15% annuo, ma limitatamente a quelle erogate per opere di manutenzione ordinaria (ad esempio imbiancatura, pavimenti, tetto, facciate). Se consideriamo che proprio queste ultime sono spese minime e saltuarie nella gestione dell'immobile e sono considerate in gran parte ripetibili dal Codice Civile, e quindi poste a carico dell'inquilino, ci rendiamo conto che la deducibilità delle spese rimaste effettivamente a carico del locatore si svuota di ogni portata pratica.
Certo è che l'esclusione delle deducibilità delle spese per interventi di manutenzione straordinaria e di ristrutturazione (fra queste tutte quelle di adeguamento) non mette al riparo le società immobiliari dalla riduzione del valore patrimoniale dovuta al deperimento ed all'obsolescenza degli edifici e non compensa per i lavori di adeguamento funzionale, pure necessari per la produzione del reddito immobiliare.
E ciò è tanto più grave in quanto in questo settore non vige lo sgravio fiscale del 36%, relativo agli interventi edilizi di manutenzione, che è previsto per l'Irpef delle persone fisiche. In altri termini la cosa assurda e iniqua è rappresentata dal fatto che le imprese che dovranno effettuare interventi manutentivi e di adeguamento, saranno costrette a considerare reddito imponibile anche le spese erogate a questo scopo.
Questa norma della Finanziaria costituisce dunque una misura fiscale assai severa e punitiva di un comparto, quello appunto della locazione abitativa, che avrebbe bisogno viceversa di venire agevolato in considerazione del compito di interesse pubblico che svolge. Offrire case in locazione è interesse primario del nostro Paese se esso vuole competere con gli altri partners europei e mondiali: Paesi industrialmente avanzati nei quali la mobilità delle forze di lavoro e di studio - soprattutto nelle grandi città dove si concentra il maggior numero delle abitazioni locate dalle società immobiliari e dalle imprese - è legata a quella mobilità della casa che solo la locazione può assicurare.
Germania, Francia, Gran Bretagna hanno - sul totale delle abitazioni - rispettivamente una quota del 55%, del 45% e del 32% di case in locazione: in Italia questa quota si è ulteriormente abbassata negli ultimi anni (siamo ormai al 20%) grazie ad una insensata politica di vincoli e oneri a carico del settore.
Si aggrava inoltre, con la misura introdotta, la disparità di trattamento fiscale tra i fondi immobiliari (che godono di un regime privilegiato e poco investono nella locazione abitativa) e gli altri gestori di risparmio privato investito nella casa, quali le società immobiliari e le imprese.
Achille Colombo Clerici
Presidente di Assoedilizia
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