_comunicato #347
13 Dicembre 2008
Spese Natale 2008. Acquisti e turismo: contrazione, non crollo
Si accentua la differenza comportamentale tra le classi economiche e tra Nord e Sud del Paese – Finita la fase parossistica e compulsiva degli acquisti di Natale anche se non c’è il temuto crollo – Colombo Clerici: “Merito delle doti della famiglia italiana”

Milano – Come andranno i consumi turistici e voluttuari nei giorni clou di fine anno? L’incertezza regna sotto la stella di Natale. Da un lato il ponte dell’Immacolata ha registrato, rispetto allo scorso anno, aumenti consistenti di presenze sui campi da sci (Dolomiti e Alpi lombarde più 20%, Cervinia più 40%) e, al rientro, code sulle autostrade di decine di chilometri, e di centinaia di persone per entrare nei negozi di via Montenapoleone a Milano; dall’altro lato migliaia di persone fanno la fila per la “carta dei poveri” da 40 euro e affollano i centri di assistenza.
Il quadro generale vede il Paese in recessione con dati dei conti economici peggiori degli ultimi 15 anni (Pil – 09 per cento, produzione industriale a novembre – 11,4 per cento). Per le tredicesime sono a disposizione 34 miliardi di euro: tre quarti se ne andranno per mutuo, bollette, assicurazione auto, bollo e quant’altro.
Per cercare di ottenere previsioni attendibili, va detto anzitutto che i due scenari sopradescritti non sono contraddittori, ma complementari, fotografando una realtà che testimonia il continuo aumento della disuguaglianza sociale. E’ necessario perciò suddividere gli “spenditori” in tre fasce che sinteticamente definiamo: alta e medio-alta, media, medio-bassa e bassa, collocate, a loro volta, in due distinte macroaree (o sarebbe meglio dire, due Paesi diversi?): Centro-Nord d’Italia e Sud e Isole. Si può ragionevolmente prevedere che nel Sud e nelle Isole le spese natalizie subiranno una contrazione quasi doppia rispetto a quelle del Centro-Nord. Ecco le previsioni complessive.
CONSUMI - Il Cescat-Centro Studi Casa Ambiente e Territorio di Assoedilizia – che elabora dati propri con quelli di altri centri di ricerca - prevede una flessione di acquisti di articoli di genere voluttuario, da parte di clientela sia domestica sia straniera: flessione, ma non crollo, con una contrazione reale, cioè al netto dell’inflazione, del 2-3% nelle spese (1-1,5 miliardi di euro) rispetto al 2007. A favore, hanno giocato il repentino calo dell’inflazione e le molte iniziative promozionali. Tra regali, addobbi per la casa, acquisti enoalimentari, si spenderanno 230 euro pro-capite. Le spese saranno orientate prevalentemente verso regali “utili” e verso articoli di intrattenimento e di uso familiare. Boom di acquisti enoalimentari e di libri. Anche se il consumismo è, in qualche modo, “cablato” profondamente nel nostro Dna, quella forma parossistica e compulsiva di cui il Natale è la massima espressione, è, per la grande maggioranza, finita.
TURISMO - Anche le spese in ferie e vacanze in Italia e all’estero non risentiranno particolarmente della crisi, semmai si registrerà un contenimento dei costi e un ripiegamento verso mete più vicine e più economiche. Si arretra comunque rispetto ai valori già non ottimali degli scorsi anni. Prendendo in considerazione il più importante polo del turismo italiano, la Lombardia, ci sarà una flessione leggera della percentuale di chi va in vacanza: tra il 20 dicembre e il 9 gennaio meno di un terzo dei milanesi lascerà la città, con la famiglia (34%) e con il partner (45%) ma soltanto il 23% sceglierà alberghi e pensioni, percentuale inferiore a chi si recherà presso amici e parenti oppure in casa di proprietà (un quarto circa del totale). In calo (meno del 10%) i clienti di bed & breakfast. Più difficile un paragone con gli anni precedenti sulla durata della vacanza natalizia e di capodanno, dovuta al "gioco" delle festività: la media sarà di 4-5 giorni, in calo rispetto ai 7 giorni degli anni precedenti. Questa fascia di vacanzieri invernali milanesi spenderà dai 250 agli 850 euro per persona.
CLASSE ALTA E MEDIO ALTA – E’ la principale consumatrice dei 110-112 milioni di bottiglie stappate in 25 giorni (800 milioni di spesa) cui si aggiungono cibi raffinati, libri d’arte, prodotti di lusso, vacanze esotiche. Il ceto si avvia con le fanfare alla “guerra” del 2009. Ma nelle boutiques di via Montenapoleone e di via Condotti la festa è a metà: mancano gli acquirenti degli altri Paesi (Usa, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Russia) che, per ragioni culturali o per mancanza di soldi, restano a casa.
CLASSE MEDIA – Rappresenta la fascia più consistente della popolazione (circa il 60 per cento) e, insieme, la componente più “tradizionalista”. Ad esempio per quanto riguarda i cenoni e i regali enoalimentari, per i quali spenderà circa 2 miliardi di euro, facendo registrare l’andamento di mercato più favorevole, con un aumento dell’1,8 per cento in termini monetari, superiore a tutti gli altri beni, fatta eccezione per farmaci e piccoli elettrodomestici. Tra questi – la vera novità 2008 – gli apparecchi che indurrebbero a un contenimento della spesa fuori casa: macchine per il caffè, per fare il pane e la pasta, per cuocere la pizza ecc. Da rilevare il mercato informatico e in genere dell’elettronica: a fronte di un incremento dei volumi di vendita del 12%, i valori sono diminuiti del 14 per cento. Infine, il 75 per cento del consumatore medio rinvierà ai saldi l’acquisto di abbigliamento.
CLASSE MEDIO-BASSA E BASSA – Per l’11,3 per cento delle famiglie (circa 8 milioni di italiani) c’è il rischio insicurezza alimentare, il loro potere d’acquisto è calato, nel corso del 2008, di quasi il 2 per cento a causa del rincaro degli alimentari. In molti riducono pane e pasta e se sulle tavole compare il panettone, è perchè donato delle associazioni benefiche o da cittadini compassionevoli.
Commenta il Presidente di Assoedilizia avv. Achille Colombo Clerici. “Il mancato crollo delle spese natalizie si spiega con le caratteristiche virtuose delle famiglie italiane. Che sono: propensione al risparmio, coesione e impostazione tradizionale della vita familiare, minore inclinazione all’indebitamento. Quindi l’effetto della crisi è meno dirompente ai fini della capacità di spesa delle famiglie stesse”.

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