_comunicato #376
26 Gennaio 2009
Architetti italiani – Archistar
La debolezza della politica impedisce la formazione e la crescita di una generazione nuova di architetti italiani.

Dichiarazione del presidente Achille Colombo Clerici nel corso del Convegno promosso dal Politecnico di Milano, Polis Maker, sul tema: "Qualità del vivere nella città":

“Una questione rilevante si pone. Se esista una generazione di architetti italiani in grado di esprimere una cultura architettonica e socio-urbanistica propria del nostro Paese.

Se, in altri termini, sia la mancanza di tale cultura a causare la assenza dalla scena degli architetti italiani o se viceversa quest'ultima sia la causa di una carenza di rappresentazione, nel paesaggio urbano dei nostri giorni, di una chiara cultura urbanistico-edilizio-architettonica italiana: in altri termini, la cultura c'è, ma gli architetti italiani non sono chiamati a rappresentarla?

Ed in questo caso, se la mancata formazione di una generazione di architetti, in grado di interpretare lo spirito dei tempi trasfondendo nell'architettura i valori e la cultura della nostra società (nel bene o nel male durante il periodo fascista gli architetti lasciarono nelle nostre città l'impronta del loro tempo), pur nel contesto del più generale fenomeno della globalizzazione, sia la conseguenza della debolezza della nostra politica e conseguentemente della politica culturale delle amministrazioni centrale e locali.

Insomma, per l'incapacità della politica di far crescere un milieu di architetti italiani, dobbiamo assistere agli interventi sul nostro territorio, nelle nostre città e sui monumenti, di architetti stranieri il cui merito, talvolta, è quello di appartenere al "Circus" delle archistar ?

È ormai cosa risaputa che è andato formandosi un club di "superarchitetti" che si riconoscono e si sostengono in qualche modo tra loro: sono chiamati a far parte di giurie delle quali sono membri autorevoli e dove assegnano il premio a qualche altro membro del club, per esserne ripagati in altra situazione.
Tra questi non manca qualche italiano.

Il problema è molto serio soprattutto perché, a seguito del processo di concentrazione della capacità di operare a livello edilizio-urbanistico nelle mani di grossi gruppi, che trovano senz'altro molto comodo rivolgersi al grande nome straniero, in grado di far superare ogni diatriba domestica, gli architetti italiani saranno sempre più ridotti a progettare sottotetti,villette e ristrutturazioni di appartamenti.”


Assoedilizia, la borghesia storica di Milano e della Lombardia
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