_comunicato #460
22 Agosto 2009
L’andamento della stagione turistica 2009
Reggono sostanzialmente partenze e presenze (-2,3%), in netto calo il fatturato
Colombo Clerici (Associazione Italiana Amici Grandi Alberghi): “In tempi di crisi e di posti di lavoro a rischio si impongono incentivi pubblici”
Roma/Milano 22 agosto 2009 – Con l’80% degli italiani che entro lunedì saranno rientrati dalle vacanze il Cescat-Centro Studi Casa Ambiente e Territorio di Assoedilizia, in collaborazione con l’Associazione Italiana Amici dei Grandi Alberghi, anticipa l’andamento della stagione turistica estiva 2009 che non verrà sostanzialmente modificato dall’attività del settore in settembre. In sostanza, si è evitato il crollo temuto durante i primi mesi dell’anno e si è confermata la tenuta (”solo” un meno 2,3%) almeno nel numero di partenze e presenze – con punte di eccellenza in Sicilia, Emilia-Romagna e Puglia e nella Liguria del Levante, ad esempio -, se non nel fatturato, che cala del 15%. “Ma – afferma il Presidente di Amici dei Grandi Alberghi avv. Achille Colombo Clerici – in tempi di crisi e di posti di lavoro a rischio; e se l’Italia vuole mantenere o migliorare la propria posizione internazionale scesa dal 1970 ad oggi dal primo al quinto posto nella classifica mondiale, occorre un deciso cambiamento di strategia, a cominciare da incentivi pubblici, come hanno già fatto i governi di Francia, Spagna, Grecia, Croazia e di altri Paesi. Seguono l’integrazione della politica per il turismo con quelle dei trasporti, dei beni culturali e dell’ambiente: nonché un coordinamento unico che superi la frammentazione di competenze tra Regioni e una miriade di strutture di promozione locale”.
L’estate 2009 è stata caratterizzata dal mantenimento di una tendenza in atto da anni: aumento delle vacanze brevi (fino a 3 notti, 49%) che già dallo scorso anno hanno percentualmente superato le vacanze lunghe oltre 7 notti (44%) mentre quelle molto lunghe (oltre 22 notti) sono state il 7%. I vacanzieri sono stati ospiti di parenti e amici per il 33%, di alberghi (29%), di altre strutture (campeggi, agriturismo ecc., 14%), in seconde case di proprietà (13%), in camere e abitazioni d’affitto (11%). Per spostarsi oltre i due terzi (69%) hanno utilizzato l’auto, il 17% l’aereo, il 14% il treno.
Le mete. Il mare per il 64%, la montagna 15%, città d’arte 12% (tra queste Firenze soffre della “concorrenza” di Roma mentre Venezia perde qualche punto), laghi, campagna, terme 9% (in flessione). Preferite le coste tradizionali – Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Veneto – cui si aggiunge prepotentemente la Puglia con incrementi anche di oltre il doppio, rispetto allo scorso anno, in talune località -; in flessione la Campania e le isole del Golfo, resistono Sicilia e Sardegna. Per la Lombardia, discorso a parte: si colloca ai primi posti della classifica su base annua ma per il turismo d’affari, che pure ha ceduto oltre il 10%, pur mantenendo inalterata l’attrattività per quanto riguarda alcune zone dei Laghi e dei monti.
Italiani all’estero, calo del 5% circa. Mete preferite Francia, Spagna, Croazia, Grecia. Stranieri in Italia: alla diminuzione di Giapponesi, americani, russi, inglesi e dei cittadini dei Paesi dell’Est Europa con percentuali che vanno dall’11 al 20%, si contrappongono gli arrivi di austriaci e tedeschi (più 17%).
Ma il turismo è un fenomeno complesso e, come un cristallo dalle mille facce, presenta mille dati diversi. Il più rilevante è che ad un aumento o a un mantenimento delle presenze non corrisponde necessariamente un aumento od un mantenimento del giro d’affari che calano, mediamente, del 15-18% rispetto al 2008 (viaggio, vitto, alloggio, divertimenti, spesa pro capite da 860 a 725 euro). Ne risentono particolarmente gli alberghi, nonostante abbiano abbassato le tariffe anche del 30%, e i tour operator. Migliaia i posti di lavoro a rischio (7% del totale) dopo il boom di assunzioni degli anni scorsi (oltre 150.000 unità in più rispetto al 2006).


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