_comunicato #575
06 Aprile 2011
Città venduta – Convegno Italia Nostra a Roma 6 aprile 2011 – Urbanistica contrattata. INSTAT. Informa – Dichiarazioni di Colombo Clerici
Presenziando al Convegno nazionale “LA CITTA’ VENDUTA: 20 anni di urbanistica contrattata” promosso da Italia Nostra a Roma, il presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici ha dichiarato:

“Se l’essere umano, posto davanti ad una tavola imbandita ha l’alternativa categorica di digiunare o di abbuffarsi, senz’altro si abbuffa a costo di star male.”

Con la metafora voglio dire che in questo atteggiamento mentale può sintetizzarsi quella che definisco la ragione del passaggio della nostra urbanistica da un estremo all’altro, in questi ultimi vent’anni.

E’ mai possibile che nel nostro Paese si sian dovuti attraversare eccessi quali le espropriazioni di edifici (con la solita cooperativa assegnataria) per il risanamento urbano, dichiarate poi illegittime sul piano costituzionale, o di aree ad indennizzi irrisori per i piani di zona e per le attrezzature destinate ai servizi comunali, o quali i vincoli preordinati all’ esproprio o comportanti servitù di uso pubblico anche sui minimi fazzoletti di verde privato, ivi compresi gli orti dei monasteri di clausura e le aiuole condominiali, o quali ancora le requisizioni degli alloggi; per approdare all’attuale abolizione, nella stesura dei piani urbanistici, della zonizzazione, degli standards, delle destinazioni funzionali, dei limiti e degli indici quantitativi anche all’interno dei centri storici?

Certo è che in questo attuale quadro l’urbanistica contrattata, legata solo alla “buona volontà e disposizione” dei consigli comunali che, in assenza di regole, sono gli arbitri ultimi ed insindacabili della congruenza dei piani attuativi, la fa da padrona.

E questa contrattazione (termine che mi piace poco), meglio, questa negoziazione avviene sui banchi del consiglio comunale, o arriva aliunde ed il consiglio si limita a far da notaio, magari compiacente?

Insomma, occorre tener sempre presente che i diritti dei cittadini, anche sul piano della convivenza, riposano su regole generali presidiate dalla pubblica amministrazione e non possono dipendere da decisioni casuali ed occasionali assunte di volta in volta da quest’ultima.

E questo principio vale anche per i rapporti che nascono sul territorio e con il territorio.

Una saggia posizione di equilibrio fra gli opposti estremi è forse una utopia?”

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