_comunicato #654
09 Gennaio 2017
QN Quotidiano Nazionale – Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione del 7 gennaio 2017 – “Milano meglio della Provincia” di Achille Colombo Clerici
Dove si vive meglio in Italia? Secondo l’ultima ricerca di un quotidiano basata su 42 parametri – tra questi il valore della casa, il lavoro per i giovani, la capacità di innovare, l’integrazione degli stranieri, l’offerta di welfare, la partecipazione civile – è Aosta al primo posto, seguita da Milano, Trento, Belluno e Sondrio.

Balza all’occhio come Milano sia l’unica grande provincia tra le prime cinque grazie alle ottime performances nei settori economici, occupazionali, dei servizi e del tempo libero, ma appesantita dai dati sui reati, seppure in calo. Quanto alle altre province oltre il milione di abitanti bene fanno anche Firenze e Bologna (entrambe nella top ten), Roma (13° posto, spinta dal valore del patrimonio immobiliare e dai flussi turistici legati al Giubileo) e Torino (35ª).

La pagella conferma alcune consolidate realtà: il divario tra Nord e Sud, le province di maggiori dimensioni frenate dai nodi sicurezza e ambiente nel loro slancio in avanti, le realtà medie o piccole – spesso beneficiate dall’autonomia – in evidenza come modelli di vivibilità.

Ma fa risaltare anche il fatto che il capoluogo lombardo spicchi solitario tra le città di minori dimensioni. In altre parole, pare che i criteri della classifica siano disancorati da una psicologia di massa che si traduce in una tendenza sociale.

Certo è bello vivere nel verde e con l’aria pulita, con servizi a misura d’uomo, dove tutti o quasi si conoscono e la criminalità è al minimo. Ma è questa la tipologia di città che le famiglie sceglierebbero per lavorare, per affermarsi, per offrire ai figli le migliori opportunità?

C’è da chiederselo visto che proprio dalla provincia felix si registra la più alta percentuale di emigrazione giovanile verso le più attrattive città del nord (oltreché verso altri Paesi) che offrono migliori opportunità e prospettive.

Giovani che inevitabilmente porteranno a bagaglio il background della cultura del luogo d’origine; delle relazioni colà acquisite. Crescere in una “città europea” (in Italia sono pochissime) li avvantaggerà certamente per affermarsi in un mondo globalizzato.

In una prospettiva storica, e considerando che l’attrattività della città si esprimerà sempre più, soprattutto con riferimento alle aspettative dei giovani, in termini di centralità nella vita socio-economica e culturale, nel redigere queste classifiche forse varrà maggiormente la pena di puntare ai parametri correlati a tale centralità piuttosto che a quelli di una perifericità, o provincialità che dir si voglia, sia pure idealmente più vivibile.
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