_comunicato #675
06 Marzo 2017
“Comuni virtuosi, le due Italie” (A. Colombo Clerici) – QN Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione del 4 marzo 2017
Sono il 21% del totale di 111 i Comuni italiani capoluogo di provincia considerati virtuosi in quanto ogni anno “costano” meno rispetto al loro fabbisogno standard, pur offrendo servizi superiori alla media.

Cos’è il “fabbisogno standard” per il finanziamento dei Comuni? E’ il volume di spesa ottimale che un Comune dovrebbe sostenere per offrire ai propri amministrati i servizi di competenza (scuole, trasporti, cultura, assistenza sociale e quant’altro).

Alla testa delle grandi città c’è Milano che risparmia quasi 140 milioni; seguono Vicenza, la migliore delle medie città, Ascoli Piceno, Monza, Bergamo, Verona, Verbania, Parma e Treviso. Fra queste 21^, l’unica del Sud, è Andria.

Si ripropone ancora una volta la realtà, difficile da accettare, delle due Italie in quanto i Comuni considerati tecnicamente inefficienti sono quasi tutti collocati al Sud: sono il 20% del totale, assorbono il 30% della spesa comunale complessiva, spendono male e offrono meno servizi della media. Con la grande eccezione di Roma, al centro geografico e politico del Paese: quasi 585 milioni di “spreco” in servizi pubblici e burocrazia, che equivale ad oltre un terzo di tutti i soldi mal spesi pari a circa 1.600 milioni; purtroppo non compensati dai milioni di euro risparmiati dalle 21 amministrazioni locali virtuose. Per le altre città, qualche esempio: Caserta, spende il 40,9% in più di quanto dovrebbe, Reggio Calabria e Rieti se la giocano anch’esse sul filo del 40%.

Sempre secondo lo studio realizzato da Confartigianato Roma con dati che si fermano al 2013 – ma da allora va detto che, se le cifre sono cambiate, non si sono sostanzialmente modificate le realtà e le relative classifiche – esistono anche altre due categorie di Comuni: quelli che spendono meno del citato fabbisogno-tipo ma solo perché offrono servizi inadeguati. Capofila di 23 Comuni è Napoli, seguono Campobasso, Bari, Barletta, Matera, Teramo, Pescara, Crotone e Cosenza ed altri. E i Comuni che spendono più di quanto dovrebbero, ma perché offrono maggiori servizi rispetto alla media. Sono 24, prevalentemente città del centro nord – con le eccezioni di Brindisi e Salerno – come Venezia, Pisa, Piacenza, Mantova, Ferrara, Forlì, Brescia, Asti, Lecco, Perugia, Lodi e Padova.

Dall’efficienza municipale dipende non solo la qualità della vita per i cittadini, ma anche l’economia del Paese.
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