_news #11
01 Marzo 2006
"Una Proposta per la città" in vista delle prossime elezioni amministrative - Milano città degli intelletti operosi

"Quello che oggi pensa Milano, domani lo penserà l'Italia"
(Gaetano Salvemini)



Premessa

Milano è al centro di un'area strategica nel mondo moderno; per il suo patrimonio storico-culturale-artistico, ambientale (prossimità a mare, montagna, laghi), socioeconomico e produttivo, tradizionale ed enogastronomico; nonché per la sua collocazione geografica come cerniera tra il continente europeo e il Mediterraneo.
Le imminenti elezioni amministrative a Milano, oltre ad aprire un lungo periodo di ascolto che dovrà culminare nella scelta da parte dei cittadini del prossimo Sindaco, ripropongono alcune priorità. Se - in pieno stile meneghino - opposizione e maggioranza hanno fatto il loro lavoro, proponendo, agendo e contribuendo a portare la nostra città nel terzo millennio, la straordinaria complessità di Milano, il suo essere crocevia di interessi, scambi, incontri e anche scontri, non può esimere la politica, prima di tutto, ma anche la società civile dall'interrogarsi sulla situazione di Milano oggi, e sul disegno che abbiamo per il suo futuro.
Va considerato preliminarmente che, nella prospettiva di un futuro progresso della nostra città (anche ai fini di operare ad un livello istituzionale - sociale - culturale - economico adeguato alla sfida della competitività internazionale che abbiamo di fronte) occorrerà ragionare sempre più in termini di città metropolitana - prevista dalla Costituzione italiana - di città sistema urbano e di città-regione.
È noto a tutti che Milano è al centro di una delle aree più dinamiche e produttive d'Europa. Se vogliamo avere un ordine di grandezza della sua dimensione socio-economica consideriamo alcuni dati: l'area che fa riferimento alla nostra città è fra le 10 maggiori regioni europee quanto a Pil ed è la seconda in Europa, dopo il Baden-Wuettemberg, per densità industriale; essa produce un terzo delle esportazioni nazionali, circa un quarto delle entrate erariali dell'Italia intera. E ancora: vede insediato il 45% delle multinazionali operanti nel Paese (pari al 49% in termine di addetti), crea più del 20% del prodotto interno nazionale, contribuisce con il 34,1% alle spese private di ricerca e di sviluppo, ospita quasi il 60% dei mezzi di comunicazione.
Ma Milano è anche la capitale della cultura e della solidarietà con dieci università che producono il 19,8% dei laureati a livello nazionale, raccoglie un terzo dei Centri Culturali della Penisola ed ha la più alta concentrazione nazionale di enti di volontariato e Onlus.
Se Milano è una città dei primati, è altrettanto vero che è una città che ha visto crescere - e radicarsi - molteplici problemi con una costante: lo scarso dialogo fra pubblico e privato, le incomprensioni sempre latenti, la tendenza a parcellizzare e segmentare attività che avrebbero necessità di economie di scala, la mancanza di mediatori e di tavoli decisionali riconosciuti. Riassuntivamente possiamo dire, che anche per la propria dimensione multiforme e complessa, Milano manca di un progetto identitario chiaro per il proprio presente e per il futuro.
In modo particolare, il Cardinale Dionigi Tettamanzi ha voluto, attraverso un recente "Discorso alla Città", ricordare quanto sia opportuno ripensare ad un grande progetto per Milano: un progetto fondato sulla responsabilità e sulla consapevolezza di una città che conserva molti primati, ma che

lamenta anche tante difficoltà e che quindi deve fare leva su una nuova coscienza civile per rinascere e per "imprimere un più deciso cambiamento di rotta".

E lo strumento per farlo è trovare delle serie priorità da cui partire e su cui investire, avendo il coraggio di scegliere, in un periodo di ristrettezze come quello che stiamo attraversando, il modo migliore per allocare le risorse pubbliche.
Assoedilizia non si è mai sottratta, come soggetto vivo e propositivo della società civile, al ruolo di proposta, di segnalazione dei problemi e delle opportunità per la città e di collaborazione con la Pubblica Amministrazione. Con i suoi oltre 8.500 iscritti - molti dei quali enti e imprese e 2.700 amministratori di condominio - rappresenta direttamente 100.000 mila famiglie milanesi, fra cui le famiglie storiche, e costituisce una fitta rete trasversale di conoscenza delle micro e delle macro questioni che interessano la realtà milanese, e di influenza su larghi settori della città.
C'è un problema politico-culturale di fondo rappresentato dal progressivo venir meno di una coscienza di classe dirigente nelle parti sociali e nelle categorie economiche che guidano la nostra società. E' vero, c'è una infinità di dirigenti - anzi la nostra città, nell'era postindustriale, è diventata la città dei consulenti, dei dirigenti, delle professioni - ma ciò che manca in queste figure è la consapevolezza di una responsabilità, di un ruolo guida verso il futuro, di un impegno civile ed etico a costituire un modello per i giovani. E' vero altresì che per prima l'università viene meno al compito di formare una coscienza, un senso di identità di classe dirigente; forse perché questa coscienza, questo senso, mancano anche a livello di docenti. Ma il compito della politica è quello di farsi carico del problema.
Insomma, il "chi ci guida? e dove ci guida?" è l'interrogativo cui dobbiamo dare risposta.
Occorre coinvolgere la società tutta in questo disegno culturale.
Fare cultura non significa solo organizzare mostre, manifestazioni, concerti o fondare istituzioni di studio, biblioteche e quant'altro, né distribuire a pioggia contributi ad enti vari.
Significa soprattutto riformare quel tessuto connettivo, dentro la nostra società, che oggi si è perso, in modo tale da favorire lo sprigionarsi ed il concorrere delle migliori energie, pur presenti nella città, al progresso, al bene comune.
Non c'è bisogno di mettersi tutti a tavolino per disegnare un progetto che riguardi il cosa fare in concreto; quanto piuttosto di risvegliare l'interesse e l'intento della società ad essere parte attiva e non solo passiva, ed a responsabilizzarsi, insieme a chi amministra il settore pubblico, nel guidare la città verso un obiettivo sentito e condiviso. I cittadini devono credere di lavorare per la loro città.
Allora ci potranno essere anche quelle risposte che oggi mancano.
Compito del politico e dell'amministratore pubblico è dunque quello di propiziare la formazione di questa coscienza di classe dirigente.
Con la consapevolezza di volere offrire un servizio, oltre che a Milano, alla politica e ai suoi attori, Assoedilizia ha indicato alcune idee per stilare un programma per la città.

Dalla Milano da bere alla Milano da vivere

La città di Milano è ricca di opportunità e di risorse economiche, lavorative e intellettuali: viene, però, considerata, dai suoi abitanti e dai visitatori che a milioni ogni anno l'affollano, un luogo moderatamente ospitale.
Investire sulla vivibilità della città, perché diventi un luogo dove sia semplice e piacevole vivere e lavorare è un compito ineludibile per ogni futura Amministrazione.
Assoedilizia ha, negli ultimi anni, individuato alcune priorità per camminare insieme verso questo obiettivo.

a) un nuovo approccio alla politica abitativa di Milano

La città di Milano ha un profilo abitativo molto critico: innanzi tutto non ha un mercato delle locazioni moderno. Prendere in affitto una casa a Milano è complicato e costoso, tanto che non solo

i ceti più modesti ma anche una parte crescente del ceto medio sono gravemente colpiti da questa situazione: ceto medio che rappresenta circa il 30% della popolazione, ed è in progressiva costante riduzione: se una parte di esso raggiunge la quota superiore del benessere, un'altra e più consistente parte scivola verso la nuova povertà.
Una delle ragioni sta nella incidenza percentuale di case di proprietà cui corrisponde specularmente una bassa percentuale di case in locazione (33% circa rispetto ad oltre il 60% di 40 anni fa) assolutamente inadeguata ad una città moderna caratterizzata da una forte mobilità di lavoratori e di studenti: situazione cui si è arrivati a causa di una politica per la casa, che per lunghi anni è stata inadeguata a dare risposte positive anche perché disincentivante l'investimento in case in locazione. Esigenza fondamentale per Milano è quella di incrementare - propiziando anche opportuni provvedimenti governativi - l'offerta abitativa in locazione.
La nuova amministrazione dovrà in tempi brevi prevedere la realizzazione di abitazioni in regime di edilizia popolare e convenzionata per soddisfare il fabbisogno abitativo dei meno abbienti..
Oltre a promuovere il recupero delle aree dimesse, il Comune dovrebbe favorire una razionalizzazione nell'utilizzo del patrimonio edilizio esistente, per immettere sul mercato preziosi milioni di metri quadri tutt'ora sottoutilizzati.
Fondamentale è che le prossime amministrazioni mantengano l'attuale livello di aliquota ICI. Ogni aumento è per i proprietari di immobili tanto più intollerabile perché penalizza la locazione (che andrebbe viceversa incentivata) e rischia di produrre un aumento dei canoni di locazione aggravando ancora di più un mercato in sofferenza.
In caso di innalzamento dei valori catastali, a seguito del procedimento di rivalutazione previsto dalla finanziaria 2005, occorrerà prevedere una proporzionale riduzione delle aliquote ICI.

b) la politica delle periferie

Ancora oggi Milano, pur avendo un territorio urbano molto ristretto rispetto ad ogni altra importante città europea, ha ampie periferie degradate in cui la malavita alligna a poche centinaia di metri dal centro.
La indicazione di Assoedilizia è quella di rilanciare un'autentica sussidiarietà: sviluppare e promuovere con più decisione le associazioni che si occupano concretamente della qualità della vita a livello urbano, così che i cittadini si sentano partecipi nell'attività di miglioramento e promozione del proprio quartiere; ma soprattutto trovare il modo per coinvolgere intere categorie di cittadini, normalmente sospinti dai ritmi frenetici e dalle aspettative produttive della città al margine della vita sociale, come gli anziani. Gli anziani debbono, dunque diventare non un peso, ma una risorsa per la città. Secondo una recente ricerca condotta per conto di Amici di Milano e di Legambiente, il 60 per cento degli anziani a Milano è disponibile ad impegnarsi in attività di assistenza ai bisognosi. La disponibilità degli anziani deve, dunque, esplicarsi in un circolo virtuoso, principalmente a favore degli anziani stessi.
Fondamentale è nelle periferie, come anche nei quartieri centrali, mantenere e valorizzare la presenza dei piccoli commercianti: le botteghe, oltre a garantire un servizio sotto casa a persone dalla scarsa mobilità (anziani, handicappati, o persone senza automobile), assicurano una maggiore vivibilità, perché aumentano la sicurezza delle strade, sono un luogo di aggregazione e di relazioni, danno vita a zone che sarebbero altrimenti meri "dormitori". La prossima amministrazione dovrebbe aiutare questa categoria, contemperando gli interessi della grande distribuzione con quello dei negozianti. A favore di questi ultimi, laddove esistano problemi legati ai canoni di locazione, il Comune dovrebbe intervenire con la formula del contributo affitti che finora viene concesso solo alle famiglie in difficoltà economiche.

L'uso delle risorse e delle public utilities: "l'argenteria di famiglia"

Rilevante è la tematica della privatizzazione dei pacchetti azionari delle aziende di interesse pubblico del Comune. Se da un lato l'esigenza di trovare denaro per finanziare infrastrutture importanti è sacrosanta, non possiamo dimenticare che "l'argenteria di famiglia" di Milano (in cui figurano Atm, Aem, Sea etc.) potrà essere ceduta una sola volta. Dopo di che, per la realizzazione di opere infrastrutturali di servizio, si dovrà ricorrere sempre più spesso al project financing. Con conseguenti costi per i cittadini e depauperamento del Comune per mancati introiti da destinare al potenziamento dei servizi.
Come trovare risorse altrimenti?
Se ogni cittadino di Milano, neonati e pensionati al minimo compresi, lascia mediamente oltre 6.000 euro di cui 4.309 di sola IRPEF allo Stato (circa il 40% in più di ogni cittadino di Roma o di Torino), è altrettanto vero che l'Amministrazione locale si trova spesso senza fondi per realizzare opere pubbliche. Milano non beneficia di finanziamenti straordinari: Roma per il Giubileo 2000 ha ricevuto 3.000 milioni di Euro, Torino per le Olimpiadi 2006 2.000 milioni di Euro. Si impone quindi un pieno federalismo fiscale e occorre premere sul Governo a tal fine. Ma c'è di più. Milano ha circa 1.300.000 abitanti, ma ogni giorno lavorativo ci giungono 6-800.000 pendolari i quali, pur risiedendo e pagando le tasse in altri comuni, usufruiscono dei servizi pagati dai milanesi. La proposta di Assoedilizia è di istituire per questi city users l'IQU-Imposta per la qualità Urbana, da corrispondere al Comune di Milano, ma da detrarre contestualmente e integralmente dall'Irpef.
Una seria e condivisa politica sull'argomento, con l'attenzione alla qualità del servizio e alle numerose variabili economiche, dovrà essere una priorità per il vincitore della prossima competizione elettorale e per i suoi oppositori.

La Milano del sapere, della finanza, della moda: un'immagine del futuro

Milano, come tutte le grandi città all'avanguardia nell'epoca della globalizzazione, non può perseguire politiche di sviluppo indeterminato. La città, che aveva avuto momenti di gloria per il suo passato industriale - siderurgico, manifatturiero, di industria pesante - non può sostenere politiche di richiamo di attività che siano diverse da quelle di terziario avanzato. Milano è città delle Università; dei grandi centri di ricerca a livello europeo (S. Raffele, IEO, Besta per citare); di eccellenza dei centri di studio; della moda, con le sue sfilate, i suoi stilisti famosi in tutto il mondo e gli ateliers che li seguono; della finanza e delle banche che sostengono interessi produttivi non solo italiani; delle professioni e delle arti liberali.
La città deve quindi, in collaborazione con le amministrazioni pubbliche, investire nella promozione del capitale umano: in primo luogo, dei suoi circa 140.000 studenti universitari, 50.000 dei quali provenienti da altre città, regioni, Paesi. Agli studenti Milano appare poco ospitale: difficile trovare casa, luoghi dove socializzare, semplicemente dove rifocillarsi. E' necessario dotare questa città, grande hub della conoscenza, di servizi adatti ai giovani: dai locali di intrattenimento e sportivi e culturali ai mezzi di comunicazione efficienti, capaci di richiamare studenti da una vasta area geografica al centro del Continente, sottolineando ancora una volta la funzione europea di Milano.

E a maggior ragione investire in un ambiente urbano che sia all'altezza di un mondo che pretende qualità dei servizi e della vita, tanto da essere appetibile e attraente anche verso l'estero. Alcuni investimenti risultano così strategici.

Traffico e inquinamento atmosferico e acustico

Occorre muovere su alcune linee di intervento:
- Tariffa di circolazione da estendersi a tutto il territorio comunale. Il comprovato pagamento di tale tariffa, su esempio delle autostrade svizzere, avverrebbe mediante un semplice bollino (vetrofania) da applicare al parabrezza dell'auto, da vendersi presso tabaccherie, edicole ed altri locali pubblici. Tale misura consentirebbe una riduzione del traffico e (a differenza dei costi per i tickets inerenti ad opere realizzate in project financing) di investire gli introiti in realizzazioni di opere infrastrutturali e nel miglioramento e/o sostituzione del vetusto e inquinante parco automezzi pubblico in modo da dotarsi di mezzi ecologici.
- Realizzazione di una razionale rete di parcheggi sotterranei.
- Introduzione del principio "no parking no standing" che impedisce di sostare in strada a chi non trova parcheggio; e dell'obbligo di spegnere i motori in caso di sosta.
- Controllo accurato delle emissioni di scarico dei veicoli privati e pubblici.
- Realizzazione di una rete di servizio urbano di teleriscaldamento per razionalizzare il problema del riscaldamento invernale oggi prevalentemente affidato all'uso di singole caldaie condominiali o addirittura interne ai singoli appartamenti.
- Potenziare il sistema di riscaldamento attraverso pompe di calore ed energia pulita derivante dai pannelli solari e fotovoltaici.
- Condurre una lotta decisa ai cosiddetti "fracassoni" per combattere l'inquinamento acustico.
Controlli accurati delle emissioni rumorose di moto e motorini.
Controlli degli impianti di allarme pubblici e privati le cui sirene, soprattutto d'estate, producono per ore suoni insolenti

Domeniche a piedi e rivitalizzazione della città

Con la pratica delle domeniche a piedi si blocca "a comando" e talvolta improvvisamente (addirittura in via "automatica", si dice) per giorni tutto il sistema sociale ed economico dell'intera Lombardia. Con tale handicap che (iniziato in modo transitorio) rischia di trasformarsi in regola, Milano e la nostra regione cessano, in prospettiva, di essere competitive a livello nazionale e internazionale. Questa misura, di scarsissima efficacia sul piano della riduzione dell'inquinamento (oltre tutto interviene nei giorni festivi quando il traffico è grandemente ridotto anche per l'assenza dei pendolari e dei veicoli commerciali) non è di alcun valore sul piano pedagogico, in quanto presenta una città irreale con la quale i cittadini non avranno mai a che fare.
Essa peraltro ha pesanti costi economici e sociali. I più sacrificati sono i meno abbienti (che non possono permettersi di "evadere" per l'week end) ed i 400.000 anziani che rimangono reclusi in casa.
Milano ha bisogno di essere vitalizzata proprio nei giorni del fine settimana ed in quelli festivi (dove si presenta una città con le saracinesche reali e metaforiche abbassate). Un sistema turistico-alberghiero che "chiude" 2 giorni su sette è un sistema che scarica le tasse e i costi (soprattutto quelli fissi) di sette giorni su cinque giorni lavorativi e quindi risulta più caro.
Per rivitalizzare i giorni "morti" occorre trasformare Milano in una città del turismo di massa. La nostra città, che è un museo "a cielo aperto", manca di una rete di alberghi a due e tre stelle per potenziare la ricettività turistica medio bassa. E' inoltre opportuno che si favorisca l'apertura di tutti gli esercizi commerciali nei giorni festivi e non solo di quelli ubicati all'interno del cosiddetto "centro turistico".

L'immagine di città: l'appeal estetico, il decoro, i graffiti

C'è un desiderio di migliorare la qualità della vita anche attraverso il miglioramento dell'estetica e dell'immagine della città.
Una campagna di educazione nelle scuole, in collaborazione con il Ministero, attenuerebbe il fenomeno dei graffiti, che nonostante infinite campagne giornalistiche, è ancora uno dei peggiori biglietti da visita della città.
Occorre in generale educare i nostri concittadini (anche mediante un sistema sanzionatorio) a rispettare la città, nella sua quotidianità. Educarli ad un maggior senso civico e ad un maggior rispetto del luogo dove vivono e della cosa pubblica. Educare a non danneggiare o deturpare l'arredo urbano, la segnaletica, i palazzi ed i monumenti civici, i mezzi pubblici, il verde. A non gettare cartacce o rifiuti e lasciare lordure in strada, a non fare il volantinaggio commerciale selvaggio, a non schiamazzare, a non fare uso incivile di clacson o sirene e di moto o motorini rumorosi e inquinanti.
Con la cultura del lassismo(non solo da parte dei politici, ma anche da parte di certi intellettuali o di certi opinion makers) si è permesso che Milano diventasse la capitale del graffitismo europeo. Per anni, in un grande albergo milanese, si è tenuta una convention dei graffitisti (10-15.000 partecipanti secondo gli organizzatori) che convengono da ogni parte d'Italia e da parecchi Paesi europei. Assoedilizia, che da molti anni è impegnata con una pluralità di interventi per contenere il fenomeno, propone di vietare la detenzione in luogo pubblico e durante le manifestazioni delle bombolette spray (così come avviene per bastoni e coltelli allo stadio). Anche se ritiene che la soluzione dipenda, in definitiva, da un intervento del Comune che garantisca la ripulitura, attraverso l'Amsa, costante e gratuita delle superfici imbrattate.
Inoltre Assoedilizia ritiene che l'immagine di Milano città della cultura, moda, del design e del salotto buono della finanza, imponga una politica di aiuti e di agevolazioni per quei proprietari che mantengano le facciate dei propri palazzi pulite e ordinate.


Due obiettivi strategici

Oltre al sostegno in generale alla cultura è opportuno che al substrato culturale si abbini la scelta per Milano di un grande evento a livello mondiale (esempio, in altre città, Olimpiade, Festival del Cinema, Giubileo), e, rafforzando la funzionalità dell'aeroporto di Linate, la promozione di Malpensa come primo hub d'Italia.

Bisogna rafforzare e rinvigorire l'orgoglio di essere milanesi per far nascere nei cittadini la responsabilità di impegnarsi e di lavorare per la propria città.

In conclusione, nell'immaginare una città degli intelletti operosi, intendiamo una città che premi non solo l'inventiva, l'intraprendenza, l'arte, la competenza professionale, l'ingegnosità, ma anche la laboriosità, la dedizione, l'altruismo, il volontariato solidaristico, l'onestà intellettuale ed etica.
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