_news #224
04 Dicembre 2009
Terre lombarde: un messaggio.
Convivono modernità postindustriale e fascino del mondo agricolo
Se ne è parlato in un dibattito, alla presenza di un pubblico d’èlite, con
Ferruccio De Bortoli, Anna Gastel, Alberto Quadrio Curzio, Claudio Salsi,
Gianni Verga, Giuseppe Visconti,in occasione della presentazione, alla
Societa' del Giardino di Milano, di uno splendido libro edito da Celip,
curatrice Roberta Cordani.

Il commento del presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici.
Le terre lombarde: un mondo sempre vivo e produttivo, oggi come ieri.

Risaie, vigneti e cascine sono i protagonisti di un nuovo itinerario nella
storia, nell' arte e nella tradizione della nostra regione, un viaggio nel
quale il lettore viene trasportato grazie a spettacolari fotografie delle
campagne che insistono nella Lombardia e ai suggestivi scritti delle più
importanti voci del mondo contadino e agricolo, oltre a numerosi illustri
accademici, che fanno rivivere il sogno perduto di un tempo.

Un sogno, sia ben chiaro, tale per i contemporanei, il “piccolo mondo
antico” è irripetibile, ed è un bene che così sia.

Perché per secoli, fino all’anteguerra, le condizioni di vita dei
contadini, eredi della società feudale e delle grandi proprietà nobiliari ed
ecclesiastiche, non erano certo ottimali.

Solo con l’avvento della meccanizzazione, dei criteri industriali della
conduzione agricola, del benessere diffuso la vita in campagna è diventata,
in più casi, preferibile a quella stressante e ammorbata della vita
metropolitana.

Una realtà, quella lombarda, che è una eccezione, anche in Italia, per non
parlare dei Paesi agricoli per eccezione del Terzo Mondo dove l’agricoltura
è destinata esclusivamente alla sopravvivenza.

Con 1 milione di ettari coltivati, 600.000 ettari di boschi, 80.000
agricoltori, 7 miliardi di euro di giro d’affari, i primati nella zootecnica
e nei prodotti tipici, la nostra regione si colloca ai vertici dell’Europa.

Ma anche su questo comparto grava, pesante, una crisi dovuta principalmente
alla concorrenza del resto del mondo.

Quale la sfida, dunque? Alimentare, ambientale e sociale insieme, inserita
nel disegno di Expo 2015: specializzazione nella produzione di prodotti di
qualità; risorsa culturale ed ecologia per i cittadini; utilizzo delle
cascine (il Comune di Milano è proprietario di oltre 50 di questi tipici
edifici, molti da ristrutturare anche con l’aiuto dei privati, diventati
pure “accoglienza di emergenza” per i diseredati del mondo come lo furono
per il fuggiasco Renzo Tramaglino) come luoghi di aggregazione e di servizio
pubblico.

Ma attenzione. Se ancora oggi anche una semplice gita – preferibilmente in
bicicletta – porta alla riscoperta di un affascinante mondo rurale
(itinerario esempio da Milano alla Lomellina a Vigevano), il paesaggio è
creatura molto delicata: se un edificio si può ristrutturare e ricostruire,
quanto la natura ci offre, una volta distrutto, è perso per sempre.

La curatrice della pubblicazione, Roberta Cordani ha ringraziato tutti
coloro – dai responsabili delle raccolte del Castello Sforzesco ai
proprietari delle aziende agricole – che hanno reso possibile la
realizzazione dell’opera.

Mentre Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, ha commentato:
“La cascina lombarda ha avuto una grande importanza storica nella cultura
della nostra regione perchè, nella civiltà agricola, è stata strumento di
organizzazione della vita della società contadina; antesignana del modello
residenziale cittadino dell'Ottocento borghese, e della fabbrica, nell'era
industriale. La sua struttura edilizia a quadrilatero, con la casa padronale
su di un lato (la parte nobile volta verso l'esterno), le abitazioni dei
contadini , i fienili, le stalle ed i granai a perimetro, ed al centro l'aia
come luogo di vita collettiva, oltre che di lavoro; le porte di accesso che
si sprangavano di notte per evitare oltre che sgradite visite dall'esterno
anche il peregrinare per osterie da parte dei lavoratori che vi abitavano.
Il tutto rappresentava un vero e proprio nucleo sociale organizzato,basato
sulla "mescolanza dei ceti e delle attività lavorative": un modello che
impronterà la vita nei palazzi cittadini, quando i proprietari delle terre,
a far tempo dalla metà del Settecento, cominciar


Magnifico il libro “La terra delle cascine”, ennesima perla editoriale per
immagini e raffinatezza filologica di Celip-Casa editrice libreria
internazionale Partipilo di Milano (380 pagg., 130 euro) curato da Roberta
Cordani,

Scorrerne le pagine è come fare un giro in bicicletta nelle campagne di
Lombardia assaporando, con studiata lentezza, visioni, odori, sensazioni che
si pensava, si temeva, spariti per sempre.

Invece no.

Le cascine e l’affascinante mondo rurale, la sua civiltà, le sue tradizioni
non sono stati fagocitati dalla dissennata politica urbanistica e
dall’imporsi della realtà industriale e postindustriale della regione più
moderna d’Italia.

Dimostrando che un equilibrio è possibile.

In questa pubblicazione, risaltano i risultati di una scrupolosa ricerca
effettuata sia negli archivi storici, sia sul campo, dove un team di
studiosi e fotografi ha percorso le terre lombarde, per poi riportare il
racconto di un mondo sempre vivo e produttivo, oggi come ieri.



Benito Sicchiero
© 2007 Neuronica Creactive Machine - Neuronica S.r.l.