_news #23
21 Giugno 2007
Relazione del Presidente Avv. Achille Colombo Clerici al Convegno "Infrastrutture ambientali per incentivare le imprese": "Progetto Alp-Transit: Gottardo"
Dividerò il mio intervento in due parti. La prima propriamente incentrata sulla nostra Regione in una visione europea. La seconda su un progetto che si sta realizzando a pochi chilometri da Milano, del quale la nostra stessa Città ha poca conoscenza, ma che rivelerà la propria potenzialità economica e sociale quando sarà realizzato nella sua completezza.
Parlo delle trasversali alpine che la Svizzera sta costruendo anche per noi. Il Lötschberg, inaugurato pochi giorni fa e la Galleria AlpTransit sotto il Massiccio del San Gottardo: la nostra porta naturale verso Zurigo e la Germania.
Torno al primo tema.
La Lombardia si pone, per numero di abitanti, per capacità imprenditoriale e culturale, sullo stesso piano di Paesi quali la Svezia, il Belgio, l’Austria e la Svizzera.
Siamo la regione più popolosa ed economicamente più forte d’Italia.
Uno dei quattro “motori” dell’Unione Europea, assieme al – Baden Wuerttemberg, a Rhone-Alpes, alla Catalogna – .
Non solo, la Lombardia con i territori contigui (collegati organicamente con questa regione, penso all’area novarese, a Piacenza, ma anche al Canton Ticino), costituisce un sistema istituzionale, culturale, sociale, economico e territoriale-ambientale di assoluta eccellenza, in grado di fornire risposte di sistema nei diversi campi, fattore questo imprescindibile ed essenziale ai fini del raggiungimento di quella competitività necessaria per fronteggiare la sfida internazionale glo-cal dei prossimi 10 anni.
Oggi, competitività sul piano internazionale significa avere la capacità di misurarsi con le realtà più agguerrite esistenti al mondo, in un contesto sovrannazionale omogeneo, caratterizzato da fattori culturali (la mentalità della popolazione, il grado di sensibilità al problema), socio-economici (le famiglie e le imprese), strutturali e infrastrutturali (l’efficienza delle public utilities).
Con la caduta dei muri non solo ideologici, l’apertura delle frontiere ai mercati e alla libera circolazione delle persone, fa si che le singole aree urbane non costituiscano più terminali gerarchici di sistemi socio-territoriali ed economico-culturali nazionali. Sono terminali di sistemi sovrannazionali. Essi, nella sfida della competizione glo.cal, debbono reggere il passo della concorrenza sullo stesso piano quanto a mentalità e con i migliori mezzi e strumenti a disposizione. Occorre dunque un adeguamento costante in termini culturali e di efficienza funzionale per poter reggere il veloce passo della competitività internazionale.
La Lombardia ha vissuto, e molto spesso ha anticipato, i profondi mutamenti verificatisi da più di trent’anni a questa parte nel nostro Paese. Cioè da quando si cominciò a parlare del progetto GE-MI-TO, il triangolo industriale del Nord Ovest, come del polo con il quale giocare il rilancio dell’economia italiana e del ruolo della Lombardia nel mondo.
La nostra Regione ha dunque nel suo DNA la vocazione naturale per questo ruolo, ha anche il compito e la responsabilità di capo fila per guidare fuori dai nostri confini l’intera Nazione al fine di raggiungere quel progresso economico e di sviluppo che dà luogo anche alle ricadute ridistributive a favore del Mezzogiorno.
Un impegno che meriterebbe ben maggiori attenzioni da parte del “potere centrale”. Invece lo Stato sembra voglia o ignorare o trascurare le carenze endemiche e le rilevanti contraddizioni di cui soffre la Lombardia:
- lo squilibrio modale e territoriale
- una scarsa qualità e una insufficienza quantitativa di infrastrutture e di servizi
- un appesantimento burocratico e procedurale a livello di normative locali e nazionali, con una spiccata incertezza nel riferimento con la pubblica amministrazione, soprattutto alla scala nazionale.
In particolare, mi sento di affermare, che oggi Milano e la Regione Lombardia dispongono di infrastrutture molto carenti, inadeguate alla sua potenzialità di sviluppo economico, da leggere come: produzione di valore aggiunto di notevole importanza per tutta l’Italia.
Per questo è necessario un cambiamento di visione e di mentalità da parte di Roma e che si intervenga in modo integrato e coordinato per adeguare strade, autostrade e ferrovie, per un miglioramento della circolazione locale e del transito di merci e persone.
Per avere un ordine di grandezza delle esigenze di mobilità delle merci e delle persone, non solo delle imprese, cito alcuni dati:
- la Lombardia è la seconda regione europea, dopo l’Ile de France, quanto a PIL ed è la seconda in Europa, dopo il Baden Wuerttemberg, per densità di produzione industriale;
- essa produce un terzo delle esportazioni nazionali,
- circa un quarto delle entrate erariali,
- in Lombardia vive il 16% della popolazione,
- in Lombardia si concentra il 19% della forza-lavoro nazionale (circa 4 milioni di persone).
E ancora:
- in Lombardia è insediato il 45% delle multinazionali operanti nel Paese (pari al 49% in termine di addetti),
- in Lombardia si crea più del 20% del prodotto interno nazionale,
- la Lombardia “produce” il 15,7% dei laureati,
- contribuisce con il 34,1% alle spese di ricerca e sviluppo,
- ospita quasi il 60% del settore dei Media (stampa, radiotelevisioni, on line).
In Lombardia transita un terzo del trasporto merci italiano su gomma, mentre sul territorio milanese è localizzato l’80% delle piattaforme distributive delle imprese specializzate in trasporto conto terzi del Paese.
Sui terminali ferroviari dell’area di Milano si concentra più del 50% del traffico intermodale dell’intera rete italiana. Buona parte di questi trasporti sono destinati all’estero.
La Lombardia è anche il crocevia da e verso i nostri mari, pensiamo a Genova e Savona o Trieste o Mestre e Marghera.
In questo quadro la nostra Regione si colloca come vero e proprio “motore” del progetto globale italiano per competere sul piano internazionale.
A fronte di questa realtà economica e sociale (che nel settore trasporti corrisponde al 17,5% dei veicoli circolanti nell’intero Paese), sul territorio lombardo troviamo solo il 9% delle rete stradale nazionale e il 9,5% di quella ferroviaria, mentre gli investimenti in opere pubbliche nei trasporti rappresentano solo il 10% di quelli nazionali. Questi dati ci debbono fare riflettere e debbono essere messi in evidenza.
Un cahier da squadernare spesso durante gli incontri con gli operatori economici, i politici e la cultura.
Siamo di fronte, dunque, a una vera e propria sottodotazione di infrastrutture, in particolare, come dicevo, di strade e ferrovie, che provoca episodi di congestione di traffico, a cui si aggiungono anche le gravi conseguenze sul piano degli incidenti.
Più in generale, un sovraccarico d’impresa e, per le persone, un ostacolo a quella mobilità che è condizione indispensabile per uno sviluppo in termini di potenzialità produttiva, di progresso culturale e di sviluppo turistico del nostro territorio.
La misura di tali insufficienze di dotazione è evidenziata dal 34° posto della nostra Regione nella graduatoria europea, secondo i dati riportati nell’Annuario di Statistica.
Veniamo al secondo tema.
La Svizzera, da un decennio, sta realizzando un grande progetto di attraversamento ferroviario delle Alpi che rappresenterà, nel terzo millennio, il principale asse padano- renano per collegare la Lombardia e l’Italia al centro dell’Europa, con un complessivo investimento elvetico dell’ordine di 20 miliardi di Euro.
Il progetto prevede due direttrici, meglio dette “trasversali alpine”.
- Il Loetscberg che ora è collegato alla rete italiana attraverso le gallerie elicoidali del Sempione e che da Briga risale fino a Berna. Il dislivello da superare tra Domodossola e Briga resta comunque quello del tracciato attuale.
- La Galleria del Loetschberg, il cui scavo è iniziato nel 1998, è stata inaugurata venerdì scorso, alla presenza del Ministro dei trasporti svizzero, Moritz Leuenberger, e di molte autorità di Paesi europei. Notata l’assenza del nostro Ministro delle Infrastrutture, trattenuto in patria da un importante dossier di sua competenza, come citano i giornalisti presenti.
Alcuni dati tecnici. La Galleria è lunga 36,6 km, costruita tutta su territorio elvetico, senza alcun finanziamento esterno. I treni, solo per quel pur breve tracciato, potranno sfrecciare ad oltre 200 km/h. consentendo un risparmio di mezz’ora, sulla precedente durata di 5 ore del viaggio fino a Basilea. Questa linea è concepita principalmente per il trasporto delle merci.
- Il San Gottardo viceversa permetterà ai treni dell’alta velocità e capacità di raggiungere da Milano, attraverso la galleria di base che passa sotto il massiccio del San Gottardo, la città di Zurigo in 1 ora e 45 minuti. La pianura del Nord Europa è la naturale continuazione di questa linea, che può essere definita internazionale a tutti gli effetti.
La Galleria sotto il San Gottardo, il cui scavo è iniziato quasi contemporaneamente a quella del Loetschberg, verrà ultimata solo entro il 2016-2018 e sarà il tunnel più lungo del mondo: 57 km. La costruenda linea ferroviaria avrà un tracciato quasi pianeggiante e diritto; ciò che permetterà di sfruttare su quasi tutto il percorso la potenza e la velocità massima di 250 km/h.
Un punto grave del progetto, che deve preoccupare noi lombardi, è che da Zurigo la linea sfocierà si nel Canton Ticino, ma si “fermerà” a Lugano. Infatti è emblematica la “distrazione” sia dei nostri politici, sia dei politici svizzeri che non hanno ancora saputo costringere i rispettivi Governi ad accordarsi sul tracciato che da Lugano porti AlpTransit, (questo è il nome del progetto), nel cuore della Lombardia. Non fosse altro che per valorizzare il tracciato del nostro Corridoio 5 che potrebbe avvalersi di un’importante collegamento di tracciato anche verso il Nord Europa.
Due mesi addietro il Console di Svizzera a Milano, David Vogelsanger, ha invitato una rappresentanza del mondo economico e imprenditoriale milanese a un incontro con l’allora Presidente di AlpTransit, l’ing. Peter Testoni. In quell’occasione l’ospite ebbe modo di lamentare l’arretratezza progettuale, non solo da parte italiana, del tracciato di congiunzione ferroviaria tra il nostro territorio e la direttrice svizzera.
Ma rivelò anche, con un certo disagio, nel constatare come nel nostro, ma come anche nel panorama politico-amministrativo svizzero, manchino delle figure di riferimento per un opportuno confronto sulle diverse ipotesi di tracciato. Certamente, il problema non è solo regionale lombardo; è forse e soprattutto nazionale, ed è certamente comune ad altre grandi opere infrastrutturali di preminente interesse europeo, quali ad esempio il corridoio cinque.
Ricordo invece alcuni interventi qualificanti del mondo politico lombardo allorché, nel lontano 1995-1996, la Svizzera doveva decidere sull’accettazione del progetto delle due trasversali alpine sopra descritte. A quell’epoca, per delle ragioni lunghe da spiegare, il tracciato del San Gottardo correva il rischio di essere pretermesso, il tutto a vantaggio della sola linea del Loetschberg.
Allora, il Consiglio Comunale di Milano prima e poi la Delegazione lombarda alle nostre Camere, compattamente hanno sottoscritto e inoltrato ai rispettivi Esecutivi due documenti a sostegno del San Gottardo.
Successivamente, il 12 settembre 1997, sotto l’egida di ArgeAlp, in un incontro fortemente voluto dal nostro Presidente Roberto Formigoni, è stato sottoscritto un documento denominato “Risoluzione di Lugano”. Il documento sanciva l’importanza per la Lombardia e il Nord Europa di questa linea ferroviaria e quindi sollecitava la Svizzera all’avvio dei lavori.
Il documento era stato sottoscritto dai rappresentanti:


Questa presentazione, forse lunga per chi non ha un diretto interesse alla questione dei trasporti e dei collegamenti internazionali, vuole essere un invito alla Camera di Commercio di Milano e a tutte le istituzioni milanesi interessate a occuparsi e a preoccuparsi del progetto AlpTransit affinché esso non risulti un’ “opera incompiuta” per la nostra economia.
Dagli anni ’95, anche come Rappresentante italiano della associazione di diritto svizzero Carlo Cattaneo di Lugano, mi interesso dei rapporti con il Cantone Ticino, in particolare con la Città e con gli ambienti economici e culturali di Lugano. Credo sia giunto il momento di mettere a disposizione la mia esperienza e le mie conoscenze per rilanciare un’iniziativa in favore del Progetto di AlpTransit-Milano-Zurigo.
Restando sempre su un argomento lombardo-svizzero desidero informarvi di quanto segue.
Recentemente il Sindaco Moratti, rinnovando una tradizione finora dimenticata, ripresa da Albertini in tempi non recenti, ma non approfondita, ha incontrato il Sindaco di Lugano, arch. Giorgio Giudici, con il quale si è impegnata (come si legge in un protocollo di intenti siglato alla fine dell’incontro) a che “le due città, consapevoli delle crescenti preoccupazioni di carattere ambientale che hanno spinto la Svizzera ad optare per il progressivo trasferimento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia, si impegnino a diventare attive promotrici di uno studio serio e approfondito su tali problematiche”.
Durante l’incontro si è discusso anche di un altro tema. Milano ha presentato la sua candidatura per ospitare l’Expo 2015 e prossimamente il Comitato Internazionale dovrà decidere se affidare l’iniziativa alla nostra Città o alla Turchia. Lugano ha assicurato al nostro Sindaco l’appoggio della Delegazione ticinese alle Camere federali a Berna per influire nella scelta del nome che la Nazione amica dovrà deporre nell’urna. Un intervento che se risultasse positivo per la scelta elvetica avrebbe anche ripercussioni economiche per tutta l’alta Italia, compreso il Cantone Ticino.
Assoedilizia, nel solco dei tradizionali rapporti culturali, politici ed economici tra la Svizzera e l’Italia, in particolare tra il Canone Ticino e la Lombardia, segue costantemente dal 1995 il dibattito su AlpTransit, con l’orgoglio di poter dire che è stata la prima interlocutrice con l’opinione pubblica italiana nel richiamare e mantenere viva l’attenzione sulla rilevanza di questa ciclopica opera, alla cui realizzazione le maestranze e le imprese italiane stanno fornendo un prezioso e importante contributo. Come detto, con l’Associazione di diritto svizzero, Carlo Cattaneo, che ha sede presso la municipalità di Lugano e che opera in stretto rapporto con il Consolato d’Italia in quella città, Assoedilizia ha più volte, nel corso degli anni, propiziato incontri fra le Autorità elvetiche e i massimi livelli di Governo e politici nazionali e locali. con una particolare attenzione a sviluppare organicamente un lavoro capillare di raccordo e di mediazione tra le diverse realtà sociali ed economiche interessate, nel quadro del potenziamento delle relazioni di collaborazione fra i due Paesi; come pure a sviluppare un rafforzamento del quadro culturale e politico di riferimento per il varo e l’accompagnamento dei grandi progetti infrastrutturali necessari al potenziamento sinergico delle due realtà territoriali.
Sono convinto che esista fra la Lombardia e il Ticino un “continuum unicum” omogeneo per cultura, per storia, per tradizioni, per mentalità, per natura delle genti, in grado di giocare nella competizione mondiale un ruolo congiunto di grande portata.
Oggi va riproposto con decisione e impegno civile, per tornare al titolo del nostro Convegno, il capitolo delle opere infrastrutturali e ambientali da realizzarsi nella nostra Regione; facendone partecipe la vicina Svizzera.
Il sodalizio porterà buoni frutti a entrambe le parti; la globalizzazione ce lo suggerisce.

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