_news #30
26 Luglio 2007
La città e l'anziano
(Relazione del Presidente, Avv. Achille Colombo Clerici)
Se vogliamo prefigurare gli scenari futuri della società e della città, con riferimento al problema degli anziani, possiamo individuare tre tendenze (prospettive) di fondo.

A) Anzitutto la popolazione italiana invecchia
Secondo una ricerca del CNR di qualche tempo fa, nel 1995 (l'anno della svolta demografica) si sono verificati due fenomeni significativi


Per la prima volta si è avuto in Italia un decremento demografico (una denatalità con più morti che nati).
Gli over 60 hanno superato gli under 20 anni.
Se stiamo ai dati di una ricerca IRER sulla situazione lombarda con riferimento alle diverse aree geografiche scopriamo che decremento e invecchiamento della popolazione vanno di pari passo.
L'Oltrepò pavese infatti è l'area di maggior decremento e invecchiamento, mentre l'hinterland milanese, l'area di maggior incremento e ringiovanimento.

B) Se la popolazione italiana invecchia, la popolazione della città invecchia ancor più.

Ciò è dovuto a due fenomeni.
Al naturale aumento della durata della vita. [Oggi la vita media (73 anni uomo 79 anni per la donna) tende progressivamente a crescere]. Accompagnato dalla denatalità.
All'esodo della popolazione più giovane.
Per due cause fondamentalmente
a) per la ricerca di migliori condizioni abitative (vita nell'hinterland a contatto con il verde, la natura). c.d. Fenomeno della marginalizzazione della residenza.
b) come effetto dei processi di trasformazione socio-economica in atto (RITFI) delocalizzazione di attività e funzioni.
Le classi più giovani della popolazione sono maggiormente sensibili ai processi dinamici di trasformazione.
I giovani sono soggetti nei quali i meccanismi mentali di adattamento alle condizioni ambientali e di lavoro, al luogo di vita sono più elastici.

Sociologi e psicologi parlano, in proposito, di mappa mentale (ordine mentale) per indicare quell'insieme, quello schema di conoscenze, di esperienze, di percezioni, di sentimenti che mette in relazione, collega la persona umana al luogo, all'ambiente in cui essa vive, abita: quell'ordine mentale che porta in definitiva all'appropriazione, da parte del soggetto, del luogo di vita. La persona in definitiva si identifica con il luogo di vita, con la propria abitazione.

Nell'anziano questo schema mentale è molto più rigido che nel giovane. L'anziano è più restio a spostarsi dal luogo di vita alla ricerca di migliori condizioni abitative o per seguire l'evoluzione dei tempi.

Oggi tuttavia c'è un riflusso di popolazione dall'hinterland verso la città. Ci si è accorti che la città offre un livello di servizi superiore anche perché l'ambiente urbano è il luogo nel quale si può realizzare la migliore organizzazione di questi servizi.

Se consideriamo la città di Milano troviamo che essa è in posizione di equilibrio dal punto di vista demografico: non così sotto il profilo dell'invecchiamento della popolazione.
Gli ultra 65 enni sono quasi 300 mila.
Circa il 25% della popolazione e sono destinati ad aumentare.


C) L'anziano tende dunque a vivere in città.
Secondo una recente ricerca del CENSIS si calcola che in Italia 5 milioni di abitanti (i 2/3 della popolazione oltre i 65 anni; complessivamente 8 milioni) non godano di una adeguata soddisfacente condizioni abitativa.

Il problema si pone particolarmente per gli anziani autosufficienti, bisognosi di una assistenza cosiddetta leggera (assistenza domiciliare - sociale - infermieristica).

Attualmente il problema è affrontato sulla base del sillogismo: anziano - malato - ricovero ospedaliero (con grave onere per la finanza pubblica). Una corretta impostazione delle problematiche consente non solo una risparmio economico, ma comporta la possibilità di razionalizzare e ottimizzare l'efficienza dell'apparato sanitario pubblico.
I dati forniti dal presidente del P.A.T. ci dicono che degli anziani spedalizzati
il 33% è sano dal punto di vista medico
il 63% è convinto di godere di buona salute
D) Gli anziani debbono, dunque diventare non un peso, ma una risorsa per la città.

Secondo una recentissima ricerca condotta dalla Directa per conto di Amici di Milano e di Lega Ambiente il 60 per cento degli anziani a Milano è disponibile ad impegnarsi in attività di assistenza ai bisognosi.


La disponibilità degli anziani deve, dunque, esplicarsi, in un circolo virtuoso, principalmente a favore degli anziani stessi.

Tempo addietro Assoedilizia si è fatta promotrice del progetto "Casa Amichevole" assieme alla LITA (la libera istituzione per la tutela dell'anziano).

Si tratta di realizzare "residenze", a misura dell'anziano, nei diversi quartieri cittadini.

Per favorire il mantenimento dell'integrazione sociale e ambientale da parte della persona avanti negli anni.


Queste residenze, tuttavia, non debbono essere avulse da un contesto assistenziale.

Esse debbono viceversa essere inserite in una rete di servizi collettivi ed alla persona.

Servizi (quali ad esempio quello medico, quello sociale, quello domiciliare ed infermieristico) che debbono essere assicurati da un centro organizzato e gestito anche da privati, che veda una larga partecipazione degli anziani (volontari e non) disponibili ad esempio ad attività di intrattenimento e di animazione sociale, ed attività di coordinamento centrale dei diversi servizi offerti dal centro stesso.

Ne abbiamo parlato con l'Assessore Colli che si è dichiarata interessata ad approfondire l'argomento, per esplorare tutte le possibili vie per la realizzazione del progetto.

Credo che, nell'interesse della città, questa idea non debba essere lasciata cadere.

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