_news #75
26 Febbraio 2008
Agenda governativa: l’imposta di successione non può essere lasciata.
Penalizzate le successioni negli immobili.
Intervenendo oggi al Convegno organizzato da Anci, Uncem, Legautonomie alle Stelline di Milano sul tema “Catasto ai Comuni” il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici ha dichiarato:
“Occorre rivedere l’imposta di successione poiché la sua attuale strutturazione è fortemente discriminatoria. Questa imposta è particolarmente gravosa soprattutto per gli immobili intestati alle persone fisiche (in massima parte abitazioni) per i quali il carico fiscale complessivo, tra imposta principale (aliquote del 4-6-8 % a seconda delle categorie di eredi ) ed imposte ipocatastali ( 3 % ) - le quali nell'antico regime erano assorbite dall'imposta principale - raggiunge rispettivamente il 7,4-il 9,6-ed il 11,8 %; ciò in quanto si è tassati, tra l’altro, anche su una quota del 10 % del valore degli immobili per beni mobili di cui si presume il possesso, anche se questi non esistono: la presunzione comunque non è assoluta, ma può superarsi con una constatazione analitica.
In tal caso le aliquote rimarrebbero comunque del 7-9-ed 11 % .
Con la riforma catastale in corso, che innalzerà sensibilmente il valore degli immobili e quindi la base impositiva, tale imposta assumerà una portata espropriativa.
Un Governo che si preoccupi di tutelare l’investimento privato nella casa, alla luce non solo dell’esigenza della sua concorrenzialità economica, ma anche del suo ruolo sociale quale volano della funzione abitativa, non può tralasciare di rivedere la materia relativa a questo tributo.
Esiste una franchigia, ma la sua efficacia rischia di essere fortemente ridotta o vanificata dal fatto che, come disposto dalla Agenzia delle entrate con propria circolare,sono richiamate a far parte dell’asse ereditario tutte le donazioni effettuate in vita dal de cuius, anche nel periodo in cui l’imposta era abolita.
Per i titoli mobiliari e gli altri beni non immobili si applicano solo le aliquote ordinarie del 4-6-8 %; non essendovi le ipocatastali.
Stessa questione si pone per la presunzione del 10 % di cui si è detto.
Se si tratta di successione nella azienda “di famiglia”, osserviamo che la finanziaria 2008 ha già recepito la nostra pressante richiesta - reiterata più volte dopo il vademecum fiscale da noi diramato nel gennaio del 2007 - tesa ad ottenere l’equiparazione, sul piano dell’esenzione, del coniuge (che era soggetto all’imposta) e dei discendenti diretti.”
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